Vi piace questa forma di arte?

Aperto da andreagiommi, 24 Febbraio 2005, 12:45:23

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Khana

L'opera d'arte è ossimoro comunicativo: un oggetto-soggettivizzato, un discorso-taciuto, un introspezione-estroversa, un significante-senza significato...
Un'opera d'arte non esiste se non viene "fruita", ossia, per essere definita come "opera d'arte" deve necessariamente possedere due fondamentali requisiti: l'autore e lo spettatore.
Il rapporto che questi hanno con l'opera d'arte è per entrambi contemporaneamente attivo e passivo ed è questa peculiare caratteristica ossimorica, ossia paradossale, che rende l'opera d'arte qualcosa di diverso dalla contemplazione della natura.

Come poi ho scritto nel thread delle Mesa, non è questione se Picasso vi piaccia o no, nessuno vi darà del demente. Vi daranno del demente se ritenete il cubismo "banale".

L'arte esiste anche poiché contemporaneamente espressione e tecnica, espressione vincolata all'autore e allo spettatore (che può avere la sua interpretazione espressiva), tecnica vincolata al medium scelto e al "genere" scelto.
La pura espressività non esiste. E' un utopia del romanticismo.

A questo si aggiunge la necessità dell'offuscazione del significato: un'opera d'arte è tanto più "artistica" quanto meno è possibile coglierne il significato.
Un'opera d'arte è tale quando instaura un rapporto con il fruitore, quando diventa un "medium".
Il primo rapporto, il più semplice, è quello della "ricerca del significato".
Se il significato è lampante, non c'è nessuna ricerca.
Se il significato è completamente offuscato, la ricerca è perpetua, quindi l'opera d'arte è "eterna".
Vedasi la Gioconda.

Finita la lezione di Estetica. :cool::)




Questo messaggio è stato aggiornato da khana il 25/02/2005  alle ore  15:08:12
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- non svegliate il can che morde -

Khana

Ah, tanto per capirsi, la Programmazione invece sta nel senso diametralmente opposto, per cui il "significato" è talmente palese che diventa funzionale ed esecutivo.
Preso un angolo piatto che rappresenta la "comunicazione", il punto a gradi 0 è la programmazione, il punto a gradi 180 è l'arte.
In mezzo stanno tutti gli altri modi che abbiamo di "parlare" tra di noi.

Qualcuno pensa a questo angolo come un angolo giro, ossia di 360°, in cui l'estremo della programmazione si tocca con l'estremo dell'arte, ma a mio modesto modo di vedere è così solo se l'autore e il fruitore lo vogliono.
Quindi solo quando esiste l'intenzione a far diventare "arte" anche la programmazione.
Di norma, la programmazione non ha fruitore, in senso stretto.




Questo messaggio è stato aggiornato da khana il 25/02/2005  alle ore  15:17:13
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Superbox

CitazioneAh, tanto per capirsi, la Programmazione invece sta nel senso diametralmente opposto, per cui il "significato" è talmente palese che diventa funzionale ed esecutivo.
Preso un angolo piatto che rappresenta la "comunicazione", il punto a gradi 0 è la programmazione, il punto a gradi 180 è l'arte.
In mezzo stanno tutti gli altri modi che abbiamo di "parlare" tra di noi.

Non sono d'accordo.

La programmazione ha sicuramente una grammatica rigida e quindi veicola il senso nel modo più stretto possibile (per evitare che poi i programmi facciano cose non volute).
Ma ciò non significa che sia necessariamente e aritmeticamente (non fare il positivista! :cool :) all'opposto dell'arte. L'arte può risidiere anche nella programmazione.
Non c'è un best way Tayloriano per scrivere un programma. Le implementazioni pratiche sono attivamente selezionate, costruite e elaborate dall'intelletto del programmatore come soluzioni possibili di un problema, ma quasi mai sono le uniche possibili. A volte sono le più convenienti, le più semplici o le più - per riprendere un termine caro a questo topic - banali.
Ma una ricerca del bello, dello stile e dell'eccezionale nella "composizione informatica" non ha secondo me niente da invidiare alla ricerca del bello con altri mezzi.

La programmazione è funzionale nella sua finalità, ma l'elaborazione del codice è un processo stilistico e artisticamente produttivo quanto mettere insieme le parole per comporre una terzina della Divina Commedia (che da esso differisce proprio per un discorso di finalità, e non dall'intento di costruzione di senso), anche se il vocabolario e le regole grammaticali dell'italiano (che pur nella poesia vengono spesso infrante) sono enormemente più vasti e complessi rispetto a quelli del Pascal, del Cobol o del C++.
Il fatto che un programma sia fatto per essere eseguito non esclude che il codice possa essere letto, interpretato, ed (ouned! :D) esteticamente contemplato.

Il programmatore ha meno libertà d'azione.
Ma ciò non toglie che in lui ci può essere un artista (ovviamente nel momento in cui si comporta come tale, e non come uno che non vede l'ora di timbrare il cartellino e mettersi in tasca la busta paga). ;)

In filosofia, in religione, in etica e in politica, due e due avrebbero potuto fare cinque. Ma fino a che ci si manteneva nell'ambito di disegnare un aeroplano o un fucile, dovevano fare quattro.
- G. Orwell

Khana

Hai appena esposto proprio il caso limite in cui il programmatore sia fermamente intenzionato a rendere il proprio codice fruibile a livello estetico.
Di norma, il codice programmato non ha bisogno di un fruitore.
Ovviamente la singola persona può decidere di uscire dagli stretti campi delle classificazioni, ma, appunto, esce... quindi non è più, ad esempio, nel campo specifico della "programmazione".
Il discorso potrebbe tranquillamente andare avanti, perché in realtà, sempre nell'esempio dell'angolo piano, esiste la posizione intermedia, che è, ovviamente a livello esemplificativo, la magia (o la parola di dio, che è più o meno la stessa cosa), ossia una forma di linguaggio "operativa", ma con un significato espressivo interpretabile.

Il mondo della comunicazione è vasto, troppo vasto per essere risolto qui. Lo è perché l'uomo è "vasto" nelle sue potenzialità comunicative e può sempre optare per "contaminazioni" di categoria, rendendo artistica la programmazione (certi codici C++ compilati assumono "forme" precise se guardate con notepad), e programmatica l'arte (la dodecafonia).

Come detto in apertura del mio post, è un ossimoro.


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Superbox

Ultima precisazione, per far capire il senso di altri miei interventi sul discorso banalità<->demenza.

CitazioneCome poi ho scritto nel thread delle Mesa, non è questione se Picasso vi piaccia o no, nessuno vi darà del demente. Vi daranno del demente se ritenete il cubismo "banale".

Il cubismo può essere banale per chi non possiede i mezzi cognitivi per capirlo.
"Quel quadro per me è banale: non ci vedo altro che una donna raffigurata in modo strano" è un'enunciazione che - come voleva sondare il Giommi con la domanda che apre il thread - non autorizza a tacciare chi la pronuncia come demente.

La grandezza di Picasso come artista è universalmente riconosciuta, ma la pretesa che tutti possano apprezzarlo è utopica:
1. Perché l'arte è fatta di autore e fruitore, quindi se il fruitore non "svolge" la sua parte, questa cessa di essera arte (ouned 2 :D :D) e diventa solo "un'accozzaglia di colori senza senso".
2. Perchè si potrebbe non disporre delle conoscenze adeguate per apprezzarlo in quel determinato momento, e anche se ciò non toglie che si potrà farlo in seguito, finché tali conoscenze e "percorsi d'analisi" non le si possiede, l'opera continuerà ad apparire - legittimamente - banale.

Come vedi, ho lasciato da parte i giudizi di gusto.
Non è questione dell'opera che può "piacere" o non "piacere".
E' questione di poterne/saperne riconoscere il significato.
Se etichettiamo "demente" chi non ci riesce, allora perché non etichettare demente anche chi sostiene che un quadro di Dalì è un'opera d'arte ma non sa spiegarne i motivi (forse solo per "sentito dire"? Allora ripongo la domanda: chi è il vero demente? Chi ammette la sua ignoranza o chi fa finta di non averla?)? :o

Non sono un critico artistico, nè pretendo di esserlo.
Però anche un "demente" potrebbe non essere più tale, se dall'altra parte non incontrasse solo "dementi" che, al posto di spiegargli cosa c'è di non-banale nel quadro di Picasso, lo mettono in un angolo per deriderlo.

In filosofia, in religione, in etica e in politica, due e due avrebbero potuto fare cinque. Ma fino a che ci si manteneva nell'ambito di disegnare un aeroplano o un fucile, dovevano fare quattro.
- G. Orwell

Khana

E' per questo che la Storia dell'Arte si studia.
O si dovrebbe studiare...
Per "capire" il linguaggio che si ha di fronte.
Infatti per mettere a disagio qualcuno che decanta le capacità di un artista, la domanda migliore è: "ad esempio?".
:D


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Alex_BreaThe

quando avete 2 minuti mi fate un riassuntino in italiano?:D

CeL3RoN@1.15,QdI AdVanCe 10/F,768mb Pc133,VOoDoO5

The Chosen One

Che piacere sentire parlare di Gestalt... una delle mie prime passioni... ora un po' in calo (sto ritornando a credere nel riduzionismo).;)

Purtroppo caro Khana,
(continuo a pensarti con la sciabola in mano, non volermene), a mio avviso ha pienamente ragione Superbox.
Per me l'arte non ha una base oggettiva. Arte può essere qualsiasi cosa che venga reputata tale.
Del resto io sono proprio uno di quelli che davanti alla maggioranza di forme di arte "riconosciuta" si sente ignorante perchè non vede proprio cosa ci sia di bello.
E dire che ho studiato l'Arnheim con tanto impegno!

Andre.

Manuelson

a me Picasso non piace.

-Risposta semplice e concisa che spero sia di tuo gradimento,andreagiommi.. ;-)

Ciao Ciao da Manuelson powered by Athlon64 3800 X2 @2400mhz e Voodoo Tv! ;-) Voodoo Two? Yes I do..!

Khana

CitazionePurtroppo caro Khana,
(continuo a pensarti con la sciabola in mano, non volermene)

Sandokaaaaaaan :cool:

Citazionea mio avviso ha pienamente ragione Superbox.
Per me l'arte non ha una base oggettiva. Arte può essere qualsiasi cosa che venga reputata tale.

Ehm... Superbox non sostiene questo... almeno... non mi pare di avere capito questo.
La base oggettiva dell'arte è la sua necessita di attraversare un medium, e su questo non puoi dissentire. Un dipinto non è un dipinto se non c'è una tela con su del colore, un film non è un film se non ci sono degli attori che vengono ripresi da una telecamera.

Oltretutto, io non ho mai detto che l'arte "sia qualcosa" e anzi, ti sto solo dicendo che "per essere reputata tale" basta che esistano e siano identificabili un autore e un fruitore.
Se esiste un autore, esiste un fruitore ed entrambi sono identificabili, allora siamo di fronta ad una forma d'arte. Non importa "quale" forma.
L'oggettività sta nella sua "trascendentalità", ossia la "possibilità" di soddisfare la struttura autore-fruitore.

L'errore che si tende a fare e quello di "immedesimarsi" nel fruitore, per cui se "per me" quello non comunica nulla, allora "non è arte".
Errore: nessuno di noi preso singolarmente fa testo, nessuno di noi preso singolarmente è indispensabile alla specie umana...
Anche se esiste un solo fruitore per quel singolo autore, spersi entrambi nello spazio-tempo, anche presi non contemporaneamente, una volta che essi sono identificabili, "nasce" l'opera d'arte.

Quindi sono d'accordo con te: qualsiasi cosa che "possa essere riconosciuta come tale" è un'opera d'arte... ora: cosa fa sì che l'opera d'arte venga riconosciuta come tale?
Risposta: il rapporto autore-fruitore e l'offuscabilità del messaggio.

Ora mi piacerebbe chiudere con la lista di autori (filosofi) che si dovrebbero leggere prima di speculare su questo tipo di argomenti, ma poi Superbox si arrabbia :D

EDIT: ho tolto la lista degli autori




Questo messaggio è stato aggiornato da khana il 25/02/2005  alle ore  20:03:45
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